Regolamenti e consuetudini – le cahier des égances

Égances du Ru de By

La distribuzione dell’acqua tra gli aventi diritto

A partire dal momento in cui venivano rilasciate da parte del signore feudale le necessarie autorizzazioni per la derivazione delle acque e per la costruzione dei canali irrigui, i richiedenti si preoccupavano soprattutto di rendere ufficiali gli accordi stabiliti tra loro, affinché tutte le fasi della costruzione del ru, delle successive manutenzioni e della ripartizione delle acque irrigue, fossero regolamentate nei minimi particolari.

Questo regolamento era trascritto da un notaio oppure da un incaricato di fiducia, nel cosiddetto cahier des égances, un registro che poteva contenere sia le disposizioni generali che istituivano la manutenzione del ru tramite le corvées, sia le norme che disciplinavano l’uso e la ripartizione delle acque irrigue tra gli aventi diritto. Sovente, per quanto riguardava i canali irrigui meno importanti oppure con un limitato numero di utenti, le norme che disciplinavano l’utilizzo dell’acqua si tramandavano oralmente tra gli stessi utenti del ru.

La distribuzione dell’acqua generalmente teneva conto della posizione in cui si trovava il terreno: più questo era vicino al ru, più corta era la cosiddetta pousa, in patois franco-provenzale.

I terreni confinanti tra loro dovevano essere irrigati gli uni subito dopo gli altri al fine di evitare sprechi di tempo e soprattutto d’acqua; non era consentito portare a spasso l’acqua nei ruscelli! Qualora il regolamento lo permetteva, lo scambio o la cessione temporanea delle pouse d’acqua tra gli aventi diritto doveva avvenire al massimo tra utenti della stessa derivazione e proprietari confinanti, al fine di non creare scompensi a coloro che li seguivano.

Dall’esame di diversi documenti contenenti le égances adottate dai consorziati, la ripartizione della quantità d’acqua poteva differire in ragione della situazione delle sorgenti, della loro riunione in un unico corpo oppure del loro impiego isolato, della portata dei torrenti e di altri corsi d’acqua, della diversa esposizione dei terreni, del percorso più o meno lungo del canale e, infine, della natura e composizione dei terreni irrigabili.

Poiché la quantità d’acqua convogliata da un ru era tale da non consentire l’utilizzo contemporaneo dell’acqua da parte di tutti gli utenti (la cosiddetta irrigazione alla domanda), considerato inoltre che la portata poteva subire delle variazioni nel corso della stagione irrigua, la ripartizione della medesima avveniva generalmente in un determinato intervallo di tempo chiamato in patois franco-provenzale tor, ossia turno. Questo aspetto, di per sé abbastanza logico e razionale, racchiude invece implicazioni di tipo sociale ed economico, coinvolgendo la totalità degli aventi diritto. Per poter convenientemente gestire l’intera portata idrica del canale, la stessa doveva per forza essere suddivisa (portiones) ed equamente ripartita tra gli utenti, mentre doveva risultare basilare, per una serena convivenza tra gli utilizzatori, il rispetto della turnazione concordata o imposta dal signore feudale oppure, in tempi più recenti, dall’autorità comunale durante il periodo in cui i canali sono stati amministrati dai Comuni.

La turnazione irrigua poteva variare, secondo la disponibilità dell’acqua e il numero degli utenti, da un minimo di sette ad un massimo di ventun giorni. All’interno di questo periodo erano calcolate le ore e i minuti, in proporzione alla superficie da irrigare, in cui ogni utente poteva disporre di una determinata quantità d’acqua.

Normalmente era vietato vendere l’acqua che era di proprietà esclusiva del signore feudale, ma qualora gli atti di reconnaissances oppure altri regolamenti lo permettevano, tale vendita poteva essere effettuata solamente ad altri utenti del ru. Da quando le acque dei torrenti sono passate di proprietà demaniale, la concessione dell’acqua ad uso agricolo è legata alla superficie del terreno irrigato e da essa non può venire separata.

 

Ripartire la giusta quantità d’acqua

L’unità di misura per poter convenientemente irrigare un terreno situato all’interno di un determinato comprensorio era chiamata in vari modi (bornë, bournë, brantsà, conçu, contsi, riva, tsériète, ecc.) e ogni canale, si può affermare, aveva la sua. Determinarne l’esatto valore, espresso in litri al secondo, implica la conoscenza delle molte variabili in gioco. I terreni pianeggianti, infatti, avevano bisogno di un maggiore corpo d’acqua per raggiungere la loro parte più depressa, mentre non era conveniente lasciare defluire una grande portata sui terreni in forte pendenza. Allo stesso modo l’unità di misura riferita a comprensori ricchi d’acqua valeva decisamente di più rispetto a quelli dove la risorsa idrica scarseggiava.

Qualora si intenda calcolare, con una buona approssimazione, il valore di un bornë sarà sufficiente conoscere la portata totale del ru e dividerla per il numero degli utenti che, secondo le égances hanno diritto ad irrigare i terreni contemporaneamente, oppure dividerla per il numero delle derivazioni utilizzate, nel caso i regolamenti avessero espressamente indicato che la portata doveva essere divisa in parti uguali. In effetti, soprattutto nel passato, potevano esserci delle cause che potevano far variare il corpo d’acqua, come ad esempio la distanza dalle opere di presa: gli ultimi utenti si dovevano, per così dire, accontentare della quantità d’acqua che gli altri prima di loro lasciavano defluire nell’alveo del canale e ciò generalmente generava qualche lite. Inoltre, dobbiamo evidenziare che le perdite d’acqua per infiltrazione talvolta erano rilevanti, ed ecco spiegato perché i bournë delle diramazioni più distanti dalle opere di presa potevano avere dei valori sensibilmente più bassi rispetto agli altri, relativamente ad uno stesso canale irriguo.

È interessante notare come, all’interno di un comprensorio irriguo che possiamo ritenere omogeneo, ad esempio la collina di Saint-Christophe e Quart, il valore di un bournë sia variabile anche se i canali sono tra loro distanti altimetricamente poche centinaia o addirittura poche decine di metri. Per il Ru Pompillard, il più in quota, con i suoi 400 litri al secondo di portata suddivisi in 7 bournë, il valore unitario sarà di 57 litri al secondo, per il Ru Prévot, 400 litri di portata, 8 bournë, il risultato sarà di 50 litri al secondo, infine, per il Ru Champapon, 300 litri di portata, 4 bournë, il risultato sarà di 75 litri/secondo.

Per questa ragione, il valore del bournë o di qualsiasi altra misura locale di portata idrica, indica, in linea di massima, la quantità d’acqua ottimale necessaria per irrigare le colture foraggere in un determinato comprensorio ed è relativo al solo canale preso in considerazione.

In Valle d’Aosta tali misure potevano variare da un minimo di 20-25, per i comprensori scarsi d’acqua e maggiormente acclivi, ad un massimo teorico, come abbiamo appena visto, di 75 litri al secondo.

 

I regolamenti che disciplinavano la gestione di un rû

Le égances – dal tardo latino equare, equilibrare, ripartire in modo equo – definivano quindi tutto ciò che riguardava la gestione del ru, e più in particolare:

  • il punto di captazione o di prelievo dell’acqua;
  • la sua quantità massima, qualora si fossero dovuti salvaguardare i diritti di derivazione dell’acqua di altri canali irrigui, siti più in basso, che avevano le loro opere di presa nel medesimo torrente;
  • la delimitazione del comprensorio irriguo;
  • il percorso del canale principale e delle brantses di maggior interesse;
  • la turnazione irrigua;
  • il nominativo dei capifamiglia o dei singoli utenti aventi diritto;
  • gli orari e la quantità d’acqua che poteva essere prelevata da ogni utente;
  • l’ammontare delle sanzioni per coloro che non rispettavano gli orari assegnati e che utilizzavano indebitamente l’acqua al di fuori del proprio turno;
  • le procedure per l’esecuzione delle corvées e le sanzioni per coloro che non le effettuavano;
  • i compiti di sorveglianza affidati ad uno o più guardiani del ru;
  • le modalità di pagamento delle ammende per coloro che non rispettavano la turnazione irrigua e per quelli che venivano sorpresi a danneggiare le strutture del canale.

A seconda dell’importanza del ru, ma soprattutto in relazione alle esigenze della nobiltà feudale e delle necessità della comunità agricola, le norme che disciplinavano la gestione delle acque e la manutenzione delle opere subivano continuamente delle modificazioni.

Le égances, inoltre, dovevano essere periodicamente aggiornate in quanto la situazione anagrafica delle famiglie era in continua evoluzione, così come i passaggi di proprietà in epoche più tarde.

Nella ripartizione dei turni d’acqua era fondamentale poter calcolare i tempi di adacquamento con sufficiente approssimazione, affinché questa fosse equamente ripartita.

All’epoca della costruzione dei canali irrigui il ritmo della vita era scandito dalle campane delle chiese e delle cappelle dei villaggi; il loro suono era regolato sull’ora locale segnata dalle meridiane.

I primi orologi portatili (horologia viatoria), costruiti artigianalmente a partire dalla fine del XV secolo, e quelli da tasca (horologia pensilia), che iniziarono una timida diffusione in seguito allo sviluppo dell’industria impiantata in Svizzera a partire dal XVI secolo, erano esclusivo appannaggio di pochi privilegiati, di certo non appartenenti alla classe agricola.

Per questa ragione i più antichi regolamenti che disciplinavano l’utilizzo delle acque di un canale irriguo di solito facevano riferimento alla posizione assunta dal sole nell’arco della giornata o a particolari ombre proiettate nel paesaggio.

Quando i canali assumevano una funzione diversa da quella prettamente agricola le norme che ne regolamentavano l’utilizzo potevano contenere delle particolari restrizioni tese a garantire che l’acqua rimanesse il più pulita e abbondante possibile.

È il caso dei divieti che vigevano nel 1581 nella Citté et Bourg d’Aoste. Una norma, ad esempio, vietava di scaricare i rifiuti nei ruscelli e nelle vie cittadine durante le ore della giornata, da un’ora prima dell’alba fino alle dieci di sera, pena il pagamento di una multa pari a 25 sols. Altre disposizioni proibivano di edificare sul sedime del canale e di impedire il regolare deflusso dell’acqua. I contravventori erano tenuti a rimuovere le pietre utilizzate nel termine dei tre giorni consecutivi alla notifica e a riparare di tutti i danni causati.

 

Le « remarque » del ru Vernier

La ripartizione dell’acqua del Ru Vernier di Quart conteneva l’elenco degli utenti aggiornato ai primi decenni del 1900, mentre, per quanto riguardava l’orario del prelievo, anziché le ore ed i minuti, riportava, in lingua italiana e in maniera piuttosto precisa, le descrizioni probabilmente già contenute in antiche égances.

I riferimenti alla posizione del sole nel corso della giornata prendono nome di remarque in patois franco-provenzale e, nel documento inerente al Ru Vernier, oltre ad identificare con il tramonto e l’alba, l’inizio o la fine di un turno irriguo, possiamo anche trovare i seguenti riferimenti temporali:

  • il tramonto alla becca (vale a dire la punta della Grivola) oppure il sole che tramonta sulle più alte montagne visibili dal comprensorio interessato chiamato La Montagne, corrisponderebbe, nel mese di aprile, alle ore 20 circa;
  • il sole che arriva alla roccia rossa (chiamata anche parete rossa), oppure che illumina il monte di Chamolet, località, queste, ben conosciute dai consorziati;
  • il sole che tocca le case di Prayon, oppure che arriva alle case di Morgonaz, villaggi i cui terreni sono irrigati dal Ru Vernier;
  • l’ombra della corna, in riferimento alla proiezione dell’ombra della Becca di Nona sul torrente Les Laures visibile in basso (fenomeno che si verificava, nel mese di aprile, verso le ore 16 e un quarto);
  • l’ombra al torrente, probabilmente un punto del torrente Les Laures che si trova sul versante posto di fronte a quello interessato all’irrigazione (verso le ore 16);
  • infine, i rintocchi delle campane che annunciano l’Angelus della sera e del mattino, rispettivamente alle ore 20 e alle ore 8.