Il livello comunale, in qualità di amministrazione più vicina ai cittadini, è la sede più appropriata per promuovere e regolare le esperienze partecipative, nelle diverse forme nelle quali queste si esprimono.
In questa logica, gli Statuti dei Comuni valdostani, oltre a normare le forme di partecipazione popolare al procedimento amministrativo, inseriscono tra le finalità dell’ente anche la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione delle consorterie, nonché la protezione ed il razionale impiego dei terreni consortili (cfr. art. 3 Statuto del Comune di Introd). Rispetto a questo storico istituto di gestione collettiva delle risorse naturali del territorio, gli Statuti precisano la possibilità per il Comune di stipulare intese con le consorterie esistenti per tutelare la proprietà collettiva e il suo migliore impiego. Infine, sono regolati i poteri attribuiti al Consiglio comunale e al Sindaco qualora le consorterie storicamente riconosciute non siano attive oppure, per il ridotto numero dei consortisti e per scarsa consistenza economica, non siano più in grado di assicurare una propria autonoma gestione (cfr. a titolo esemplificativo art. 44 dello Statuto del Comune di Saint-Vincent). In relazione all’interesse generale connesso alla gestione del territorio, alcuni Comuni (art 43 Statuto Comune di Brusson, art. 40 Statuto Rhêmes-Saint-Georges) menzionano nei propri Statuti anche i rapporti con i consorzi irrigui e i consorzi di miglioramento fondiario, evidenziando in tal modo il ruolo svolto da tali istituti nell’interesse della comunità locale.
Per favorire, da parte dei Comuni, l’adozione di una disciplina di dettaglio volta a promuovere e regolare la cura dei beni comuni, l’Associazione “Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà” ha elaborato, sulla base dell’esperienza avviata dal Comune di Bologna, un prototipo di Regolamento “sulla collaborazione tra cittadini ed amministrazioni per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani”. Tale prototipo fornisce l’impianto regolamentare di base che ogni Comune può integrare secondo le proprie esigenze e sulla base delle proprie specificità territoriali, amministrative e storiche.
Sono circa 140 i Comuni italiani che, a fine 2017, hanno adottato tale disciplina; tra questi figura il Comune di Sarre: primo Comune valdostano ad essersi avvalso di questa opportunità.
Tra le disposizioni che regolano le forme di partecipazione della cittadinanza alla cura dei beni comuni si annovera il “Regolamento di adozione delle aree verdi” del Comune di Aosta, che ha l’obiettivo di coinvolgere la popolazione nella gestione attiva e nella valorizzazione degli spazi verdi, veri e propri beni comuni urbani.