METEOLAB / CLIMALAB 2023SU BOSCO E CLIMA: GLI ALBERI CI AIUTANO,MA – SE NON SI RIDUCONO LE EMISSIONI SERRA -NON BASTANO A EVITARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI

L’appuntamento annuale con Meteolab e Climalab al Forte di Bard (10-11 novembre 2023), coordinato scientificamente da Luca Mercalli Roberto Louvin, si è tenuto alla presenza di oltre duecento persone, accolte dalla presidente dell’Associazione Forte di Bard, Ornella Badery.

Il rapporto fra variazioni climatiche, bosco e legislazione ha impegnato studiosi di scienze ecologiche e giuristi, in un dialogo globale e regionale, con un intenso scambio informativo e collaborativo fra chi opera in difesa del patrimonio boschivo (Carabinieri Forestale e Corpo forestale della Valle d’Aosta), chi studia l’assorbimento di CO2 da parte delle foreste, chi misura le politiche climatiche globali, gli analisti del dissesto geo-idrologico e delle avversità forestali (parassitarie e simili) e chi si occupa del telerilevamento delle foreste, con uno sguardo anche alle esperienze private (Oasi Zegna) e ai processi di Certificazione FSC (Forest Stewardship Council).
 

I boschi valdostani sono in grado di sequestrare a lungo termine
oltre metà delle emissioni climalteranti annuali della regione,
ma a scala nazionale la cattura si riduce a circa il 7%.
Nella foto, i lariceti a monte di Torgnon, dove ha sede la stazione
ARPA Valle d’Aosta per la misura degli scambi di carbonio
tra ecosistema e atmosfera.
 

I giuristi hanno ritracciato l’evoluzione del diritto forestale, mettendo in luce le novità del nuovo quadro europeo e dell’evoluzione della legislazione nazionale (francese e italiana) ed evidenziando le potenzialità di un’eventuale legge forestale regionale di cui, a differenza di altre regioni, la Valle d’Aosta non si è ancora mai dotata.

C’è interesse a riordinare le procedure autorizzative per gli interventi selvicolturali, a regolare meglio i piani di assestamento, aggiornare le norme per la gestione dei boschi e l’esecuzione degli interventi selvicolturali, rafforzando, per una tutela ottimale e sostenibile, i requisiti professionali per una gestione sicura dei cantieri. Il contrasto al cambiamento climatico, la conservazione della biodiversità boschiva, l’equilibrio bosco-pascolo, le opere infrastrutturali di servizio e la prevenzione degli incendi si possono fondere in un armonico e moderno strumento normativo regionale.

“Dobbiamo misurare per conoscere e per gestire bene il bosco: è necessario lavorare tutti insieme e agire in fretta per il clima, rispettando i limiti fisici del Pianeta” ha concluso Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana.

Dalle relazioni presentate sono emersi dati di grande rilevanza.

Dalle campagne di monitoraggio di assorbimento di CO2 da fotosintesi in foresta e prateria, condotte da ARPA Valle d’Aosta e illustrate da Marta Galvagno, risulta che gli ecosistemi naturali della regione, fungendo da “pozzi” di assorbimento del carbonio, riescono ad assorbire a lungo termine il 60% delle emissioni regionali annuali (al nettodella ri-emissione di carbonio in atmosfera per i processi di respirazione), situazione particolarmente fortunata essendo la Valle poco popolata e caratterizzata da un’elevata copertura forestale (circa centomila ettari, come ha segnalato Jean-Claude Haudemand della Struttura Foreste e sentieristica della Regione Autonoma Valle d’Aosta). 

La torre di misura degli scambi di carbonio in foresta
a Torgnon (f. ARPA Valle d’Aosta).
 

Ma nell’insieme d’Italia la situazione è meno favorevole. Tolte le emissioni di carbonio dovute a incendi e ai processi di respirazione delle piante e dei microrganismi del suolo, in media ogni albero è responsabile di una fissazione netta nell’ecosistema di 1,5 kg di CO2 all’anno.

Infatti i circa 20 miliardi di alberi italiani nel 2021 hanno immagazzinato 28 milioni di tonnellate di CO2, ovvero “solo” il 7% delle emissioni totali nazionali (418 Mt di CO2 equivalente, pari a 7,1 tonnellate/anno pro capite), come ha spiegato Giorgio Vacchiano dell’Università degli Studi di Milano, e come riporta l’Inventario Nazionale sulle emissioni di gas serra (ISPRA).

Ci sono margini di miglioramento, grazie a piani di riforestazione e a un’adeguata gestione selvicolturale in grado di potenziare le capacità delle foreste di assorbire dall’atmosfera il carbonio in eccesso e di stoccarlo a lungo termine nei tessuti legnosi e nei suoli.

Un esempio virtuoso proviene dall’Oasi Zegna (Biella), eredità di un lungimirante rimboschimento e di una valorizzazione territoriale risalente alla fine degli Anni Venti del Novecento, e oggi teatro di una rinnovata gestione che tiene conto delle nuove esigenze legate al clima in cambiamento e al potenziamento dei servizi ecosistemici del bosco.

Tuttavia sarà difficile andare molto oltre il 10-15% di CO2 sequestrata a lungo termine a scala nazionale, se al tempo stesso non diminuirà massicciamente la produzione di gas climalteranti tramite una maggiore sobrietà nei consumi, alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.

Peraltro, seppure in espansione, proprio a causa dei cambiamenti climatici le foreste italiane mostrano crescenti segni di sofferenza e deperimento (siccità, incendi, proliferazione di parassiti quali il bostrico dell’abete rosso a seguito della tempesta Vaia del 2018) che rischiano di ridurre ulteriormente la capacità degli ecosistemi di catturare CO2 dall’atmosfera.

Di primo piano è il ruolo degli alberi anche nell’attenuare alluvioni, frane superficiali e colate di fango o detriti, tema trattato da Danilo Godone del CNR-IRPI di Torino/Geohazard Monitoring Group (mentre la copertura boschiva nulla può contro i movimenti franosi di grandi dimensioni o le DGPV – Deformazioni Gravitative Profonde di Versante).
Meritano salvaguardia le essenze ripariali (pioppi, salici, ontani) che punteggiano le sponde dei fiumi limitandone l’erosione, e talora oggetto di tagli indiscriminati e dannosi.
Inoltre, “dragare” gli alvei – soluzione spesso invocata contro le alluvioni – è deleterio e da evitare, poiché innesca rovinosi processi erosivi a danno di argini, ponti, briglie e traverse collocate a monte, a causa della ricerca di un nuovo equilibrio da parte del sistema-fiume dopo l’intervento.

Le foreste sono dunque preziose alleate nel contrastare la crisi climatica e i dissesti geo-idrologici, ma c’è molto lavoro da fare per migliorarne la salute, e non possiamo illuderci che siano loro a risolverci il problema da sole, senza che noi facciamo la nostra parte riducendo le emissioni serra.
 

I relatori e coordinatori

Climalab, venerdì 10 novembre 2023

Roberto Louvin (Università degli Studi di Trieste)
Giuseppe Barbiero (Università della Valle d’Aosta)
Katia Blairon (Université de Nancy)
Antonio Mastropaolo (Università della Valle d’Aosta)
Maurizio Flick (Università degli Studi di Padova)
Elena Pittana (dottore forestale, Aosta) 

Meteolab, sabato 11 novembre 2023

Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana),
T. Col. Roberta Ubaldo (Regione Carabinieri Forestale Piemonte)
Marta Galvagno (Arpa Valle d’Aosta)
Danilo Godone (CNR-IRPI Torino)
Giorgio Vacchiano (Università degli Studi di Milano)
Jean-Claude Haudemand (Struttura Foreste e sentieristica della Regione Autonoma Valle d’Aosta)
Ivan Rollet (Ufficio monitoraggio fitosanitario del Corpo forestale della Valle d’Aosta)
Corrado Panelli (Forestale Oasi Zegna)
Edoardo Nevola (WWF Italia)
Tommaso Orusa (Università degli Studi di Torino ed Earth Observation Valle d’Aosta).

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